Piatek

Piatek, il pistolero dalla terra del Papa. Una meteora svanita nel nulla

Piatek, il pistolero dalla terra del Papa. Da idolo a meteora, da killer dell’area di rigore a panchinaro. La sua parabola discendente.

Di Krzysztof Piątek sono tappezzate le mura della sua località di nascita. Niemcza inserita nel distretto di Dzierżoniów, un piccolo paese di circa trentamila abitanti in Polonia. 

Da qui è partita la storia del Pistolero polacco che ha conquistato la Serie A. Solo per un attimo, perché per le infinite variabili del destino, l’incapacità di mantenere un ritmo di reti impressionante, piomba nell’anonimato e scappa dall’Italia.

Il Milan, dopo averlo acquistato nell’inverno del 2019 ed aver mantenuto la media di reti avuta con il Genoa, nella stagione successiva viene messo lentamente ai margini. Non è più il pistolero che eravamo abituati a vedere. Buttare la palla in goal con la sua frequenza si sapeva essere molto difficile. Ma il brusco calo avuto nella stagione 2019-20, quello proprio non è stato calcolato. Un ombra di stesso, un eclessi totale.

Nelle prime sette partite disputate ha totalizzato la bellezza di 12 reti! Tra queste c’è da ricordare un poker per bagnare il suo esordio ufficiale nella nostro calcio. Era l’11 Agosto 2018, in appena 37 minuti mette a segno 4 reti e si fa conoscere come meglio non si può nel nostro calcio. D’accordo, l’avversario non era di quelli importanti. Il Lecce era appena stato promosso dalla Serie C e in quell’anno avrebbe ottenuto il salto nella massima serie.

Da quel momento non si fermerà più, arrivando a realizzare con i grifoni be 19 reti in 21 presenze. Quasi una media di 1 rete a partita. Niente male per un ragazzo che era appena arrivato dalla Polonia!  Da una terra desolata, piena di campi di grano, di pascoli, con l’asfalto quale intermezzo di attività esclusivamente dedicate alla campagna.

1° luglio 1995: nasce Krzysztof Piątek

Il 1° luglio del 1995 è un sabato non un venerdì, come il suo cognome dimostra. Piątek in polacco vuol dire proprio venerdì, il giorno che precede il weekend, il divertimento, la festa.

La vera distrazione del polacco, però pare un’altra. Nonostante ci sia tanto spazio per giocare a calcio nella sua terra, lui ha un altro passatempo. Meno remunerativo e più problematico. Ama lanciare pietre. Sul retro di casa c’è uno spazio piuttosto ampio e lui coglie l’occasione per compiere questo gesto ripetitivo.

Forse è il sintomo di un malessere di altro tipo. Questo ragazzo deve convincersi che la sua strada è un’altra. Del tutto diversa da quella di lanciare pietre e sfogare la sua rabbia.

Lui deve giocare a calcio. È meglio tirare dei calci ad un pallone che tirare continuamente pietre senza costruire nulla in futuro. Glielo ripetono tutti, ma più altri il suo scopritore, Andrezj Bolisega, che di mestiere fino a qualche anno fa faceva proprio l’allenatore. Ora è vice-sindaco della cittadina di nascita di Krzysztof, ma questa è un’altra storia.

Bolisega, ex tecnico e scopritore di Piatek all’età di 11 anni. Fonte: Facebook Bolisega

Proprio il vice-sindaco ha definito meglio di altri il calciatore Piątek. Non uno che si ergeva sopra gli altri, uno che faceva sentire il suo peso anche a livello di personalità, come Zlatan Ibrahimovic ad esempio. Lui preferiva scendere in campo e dimostrare con i fatti  le sue abilità. Anche se non era prettamente ligio alle regole e non amava ascoltare l’allenatore:

Non ascoltava l’allenatore, non seguiva le regole. Spesso dovevo chiedere il sostegno del padre di Krzysztof Piątek. Poi però scendeva in campo e ci faceva vincere, così lo perdonavo. Krzysiek era uno dei dei nostri giocatori principali, ma non era uno che si ergeva al di sopra degli altri, ma faceva una differenza sorprendente. Era un giocatore di buon livello, ma ci sono stati diversi giocatori come Krzysiek in squadre giovanili. Ognuno di loro ha ricevuto le stesse possibilità. Tuttavia, Krzysiek era forte e si vedeva, ma non si distingueva dagli altri ragazzi”.

Una combinazione di efficienza e di riservatezza che gli è valsa l’altro soprannome affibbiatogli, ovvero Robocop. Un cecchino che sta sempre nel punto giusto, prende la mira e spara.

Questa sua caratteristica è sicuramente un punto di forza. Ma fin dove si può spingere la mancanza di personalità a livelli così alti nel calcio mondiale?

Krzysztof, la parabola discendente del pistolero

Poi ad un certo punto della sua carriera la strada ha cominciato ad oscurirsi. Le sua fortuna, la sua ossessione, i goal, sono improvvisamente scomparsi.

La stagione 2019/20 è un incubo. Era al Milan, in un club prestigioso, osannato dai suoi tifosi che non vedevano più un cannoniere così prolifico dai tempi di Ibrahimovic. Stiamo parlando di sette anni fa, di un’era geologica per il calcio attuale, super veloce e super competitivo.

Piatek
Credit: Getty Images

Le voci di un ritorno dello svedese cominciano a farsi sempre più insistenti. Lui al Manchester United non si sente più bene, non riesce a trovare stimoli. Ha bisogno di portarsi sulle spalle un gruppo, magari di giovani ed aiutarli ad esprimersi al meglio. Ciò che gli riesce meglio alla veneranda età di 38 anni, con ragazzi che possono sembrare suoi figli, quasi vent’anni di meno.

Piątek non riesce ad essere più incisivo come un tempo. Sbaglia conclusioni che prima non avrebbe sbagliato, nei duelli fisici esce stranamente perdente. Il Robocop, termine scherzosamente affibbiatogli da Gattuso, non esiste più.

Qualcuno parla di un imborghesimento dello stesso giocatore. Sei in cima, al livello top del calcio. Sopra di esso c’è solo il cielo. Stefano Pioli prova a scrollarlo, mandandolo per due volte in panchina.

Ma il Piątek famelico ed assatanato di prima non tornerà più. Quello che riusciva a contrastare il possente Koulibaly in una gara di Coppa Italia dell’inverno 2019, uscendo vincente da un duello tutto forza e muscoli, non è più in grado di fare male. Il primo match giocato con i rossoneri, una doppietta e una prestazione da urlo.

Mancanza di fiducia in se stesso, incapacità di farsi trovare pronto, oppure i compagni non lo trovano più con la stessa stima di prima. Un mistero che non si è mai approfondito abbastanza.

La sua partenza per la Germania nel gennaio 2020, la panchina che è diventata sua compagna di vita calcistica. Ora l’Hertha Berlino sta pensando ad una sua cessione.

Qusto è un esempio di stella evanescente. Un calciatore che ha fatto vedere il suo repertorio, notevolissimo, in grado di far innamorare i tifosi. Ma altri fattori sono subentrati, altre questioni mentali si sono frapposte tra lui e il suo destino.

Ora ci sarebbe una seconda opportunità. La vita se fare anche questi scherzi. Il Genoa è sulle sue tracce, per riprendere il discorso dov’era interrotto. Per ritornare a colpire come sapeva fare. Fare centro, rete, questo è il tuo compito Piątek. Speriamo di rivederlo qui in Italia, perché la vita sa anche correggere gli errori.

A proposito di Lorenzo Carrega

Sono Carrega Lorenzo, giornalista pubblicista con alle spalle anni di esperienza come collaboratore in redazioni locali. Amo lo sport, soprattutto il calcio. Mi diletto nella scrittura, oltre alla passione per la lettura.

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