PUNIZIONE A DUE IN AREA. L’ultimo gol in Serie A col “tocco e tiro” dentro i 16 metri

Minuto 78 del derby di Copa Libertadores tra River Plate e Boca Juniors, al Santiago Bernabeu. Dopo tutto il carosello di avvenimenti inusuali di vario genere dentro e soprattutto fuori dal campo, che hanno reso assurdamente unica questa finale, ecco arrivare un altro momento “singolare”. Intervento col piede alto in area di Pinola su Nandez; l’arbitro Cunha fischia, alza il braccio e si dirige verso il punto del contrasto: calcio di punizione a due per il Boca dentro i 16 metri. Pavon tocca per Olaza, che col mancino centra in pieno la nutrita barriera del River, posta poco fuori dall’area piccola.

Il calcio di punizione indiretto all’interno dell’area di rigore è una fattispecie poco praticata ed applicata, e dunque rara da vedere, ma sempre viva nel regolamento del gioco del calcio. Esso è previsto nei seguenti casi:

  • Fallo in gioco pericoloso o di ostruzione (che determinano una punizione “di seconda” anche in tutte le altre zone del campo)
  • Portiere che tiene il pallone in mano per più dei 6 secondi consentiti
  • Portiere che riprende la palla in mano dopo essersene spossessato, senza che nessun altro giocatore l’abbia toccata nel frattempo
  • Portiere che prende con le mani un retropassaggio effettuato volontariamente con i piedi, oppure una rimessa laterale, da parte di un compagno

Si capisce come mai si tratta di un evento insolito: le necessarie infrazioni da parte dei portieri dovrebbero essere causate da ingenuità grossolane, poco frequenti ad alti livelli; per quanto riguarda i contrasti a gamba tesa o le “ostruzioni”, ormai gli arbitri generalmente oscillano (a seconda della gravità e del metro di giudizio) tra il lasciar correre e il concedere un penalty.

Assistere a una punizione a due in area è sempre un momento particolare ed emozionante, sia per la succitata rarità, sia per la dinamica: le due squadre si assiepano quasi completamente all’interno dell’area di rigore, battitori compresi, e se il punto di battuta si trova a meno dei canonici 9,15 metri la barriera si dispone quasi interamente sulla linea di porta, con il portiere a confondersi in essa o talvolta sistemandosi un paio di passi avanti. Con questo assembramento di uomini a difendere, segnare in tale situazione risulta più complicato di quanto si possa pensare. Ben più complicato che segnare dagli 11 metri con il solo estremo difensore di fronte a sé.

A rendere ancor più difficile il gol, il fatto che sia un calcio piazzato da tocco e tiro: appena il pallone viene toccato, i difendenti tendono a fiondarsi incontro a chi sta per calciare a rete.

Per queste ragioni, se già non sono molte le punizioni a due in area di cui si ha memoria in Serie A, pochissime sono le reti che vengono in mente. Spesso capita di centrare un avversario come in River-Boca: è successo ad esempio a Mertens in Napoli-Roma 2-4 del marzo scorso (Alisson “costretto” a respingere di mano un retropassaggio sballato di Pellegrini; Insigne tocca per il belga, rasoterra respinto sulla linea da Florenzi). Altre volte, per provare ad aggirare il muro, si rischia di sparare alto: così accadde in un Roma-Inter 8 anni fa (Julio Cesar mette palla a terra per rilanciare lungo, ma sul pressing improvviso di Totti la riprende in mano; Pizarro tocca per lo stesso capitano giallorosso, il cui tiro finisce in curva).

Il gol più celebre è invece quello di Maradona contro la Juventus nel 1985: su tocco di Pecci, il fuoriclasse del Napoli disegnò una magica traiettoria a giro sopra la barriera che s’infilò sotto l’incrocio dei pali, sorprendente e imprendibile per Tacconi.

Quando è stata l’ultima volta che, nel nostro campionato, qualcuno è riuscito a segnare su punizione a due in area?

Dobbiamo andare indietro di 4 stagioni: 4 aprile 2015, tradizionale giornata del sabato pre-pasquale. Il match delle 20:45 è Juve-Empoli.

I bianconeri sono lanciatissimi verso il quarto scudetto consecutivo, il primo dell’era Allegri, e ricevono la neopromossa toscana allenata da Sarri. L’organizzazione tattica degli ospiti mette in seria difficoltà lo schieramento juventino, un 3-5-2 raffazzonato per via di numerosi infortuni.
Per sbloccare il risultato, ai padroni di casa è necessario un episodio. Ed eccolo arrivare 3 minuti prima dell’intervallo.
Rugani (alla sua ultima stagione empolese prima di riapprodare alla “casa madre”) va in chiusura su Sturaro a breve distanza dalla propria porta e tocca all’indietro per l’estremo difensore Sepe, che interpreta la giocata del compagno come un tackle e prende la palla con le mani. L’arbitro Giacomelli è di diverso avviso: quello di Rugani è un retropassaggio, quindi decreta la punizione indiretta dal vertice dell’area piccola.
Proteste di rito, pallone posizionato per la battuta, grappoli di uomini in pochi metri quadrati, pubblico in fibrillazione, tutto è pronto. Tocca Vidal, calcia Carlos Tevez.
L’
Apache decide di alzare la traiettoria, cercando di infilare la palla tra teste e traversa. È la scelta potenzialmente più efficace, ma anche la più azzardata. In questo caso, è azzeccata: nonostante Sepe e Pucciarelli si siano subito sganciati al tocco di Vidal, con un destro violentissimo Tevez gonfia la rete appena sotto il legno trasversale.

Lo Juventus Stadium può festeggiare l’ennesimo successo della Vecchia Signora (la partita finirà 2-0) e il calcio italiano fa registrare una nuova segnatura “inconsueta”. A quando la prossima?

Video del gol di Tevez girato da un tifoso juventino: dalle parole in sottofondo, si evince che la soluzione ritenuta più probabile dagli spettatori fosse un tiro rasoterra…

A proposito di Nicolò Vallone

Nato 26 anni fa in Florida, ma italianissimo: una prima infanzia a Palermo, una vita a Milano, una passione per il racconto sportivo scoccata alle Scuole Medie, un 'pezzo di carta' in Lettere e uno in Comunicazione. Pubblicista dal 2015, con un paio di amici ha lanciato il progetto di storytelling su web Sportellers, e ha abbracciato La Notizia Sportiva mosso dalla voglia di viaggiare tra storie ed emozioni. Il suo re: Roger Federer. Il suo dio: Federico Buffa.

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