Il calciatore con più gol nella storia? Non Pelè, ma Josef Bican

Sapevate che Pelè non ha davvero segnato più di 1000 reti? E che il giocatore con più gol nella storia è in realtà l’austro-cecoslovacco Josef Bican?

Ogni appassionato lo sa: Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelè, è il calciatore che ha realizzato più gol di sempre. Persino più di mille. Per la precisione, 1281.

Sono scolpite nella memoria collettiva le immagini del “millesimo gol” (un rigore segnato con la maglia del suo Santos) e quelle dell’ultimo, in una gara d’addio tra i New York Cosmos (dove Pelè finì la carriera insieme ad altri grandi campioni come Beckenbauer e Chinaglia) e lo stesso Santos.

Così come noi italiani ci ricordiamo bene le sue imprese con la Nazionale verdeoro del Brasile, in particolare dei Mondiali 1970 contro gli Azzurri.

Tutto molto bello. Tuttavia, quando la leggenda si assomma ai fatti può accadere che le cose vengano sovradimensionate.

Il valore di questo giocatore, infatti, è incommensurabile: al di là di quanto ha vinto e ha segnato, è stato il leader tecnico e carismatico di due cicli formidabili del futebol brazileiro. Un attaccante universale, di straordinaria eleganza e dalla completezza futuristica. Il simbolo di un Paese, l’ambasciatore di uno sport, un’icona planetaria.

Detto e considerato tutto ciò, riconoscerne e celebrarne l’immensa caratura non significa però dover perdere il contatto con la realtà. 

È dunque doveroso – non per dispetto a un fuoriclasse senza tempo, ma per rispetto del calcio e dei suoi protagonisti – affermare a chiare lettere che il dato sulle oltre 1000 reti è una forzatura statistica e che O Rey non è neppure il più prolifico cannoniere della storia.

Partiamo da una premessa. Nessuno ha mai raggiunto i 1000 gol in gare ufficiali. Ecco, sottolineiamolo: gare ufficiali. È questo il nodo fondamentale della questione.

Quando si stilano le graduatorie sul numero di marcature e presenze, si prendono in considerazione: per i club, le competizioni ufficiali (campionati e coppe, nazionali e internazionali); per le Nazionali, i tornei ufficiali e le amichevoli riconosciute dalla FIFA.

Vanno escluse dai conteggi le amichevoli tra club e le amichevoli tra Nazionali non riconosciute dalla FIFA.

Quali sono allora i dati reali, seguendo i parametri corretti?

Pelè è “soltanto” il goleador storico, con 767 reti in 831 partite.

Al posto troviamo il suo connazionale Romario (un altro accreditato di aver superato quota 1000…) con 772 reti in 994 partite.

Notiamo come, rispetto a Romario che lo precede in classifica, Pelè abbia una media realizzativa più alta: 0.92 contro 0.78.

Dietro i due fenomeni brasiliani, incontriamo altri grandissimi nomi che fa piacere ricordare: è l’ungherese Ferenc Puskas, con 746 centri in 754 match (quasi uno a partita!) e è il tedesco Gerd Müller, con 735 centri in 793 match.

Alle spalle di tali mostri sacri, ecco i primi giocatori in attività: chi potevano essere se non Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, impegnati in un duello a distanza che infiamma la platea calciofila da almeno un decennio a questa parte.
Al momento,
CR7 è in vantaggio 680 a 673.

Giunti sin qui, è ora di scoprire chi è il giocatore ad aver segnato più gol ufficiali nella storia del calcio.

Il suo nome era Josef Bican.

Nato nel 1913 a Vienna da famiglia boema, cresciuto giocando senza scarpe su terreni accidentati, Pepi (com’era colloquialmente soprannominato) fu un velocissimo e versatile attaccante che fece parte della leggendaria Austria di Matthias Sindelar e mister Hugo Meisl, con cui partecipò ai Mondiali del 1934 in Italia.

Dopo aver vinto svariati campionati austriaci coi club viennesi del Rapid e dell’Admira, Bican passò allo Slavia Praga nel 1937, dove avrebbe militato fino al 1948.

Erano tempi difficili da quelle parti. Lui se n’era andato dall’Austria pochi mesi prima dell’annessione alla Germania nazista. Approfittò della nuova residenza praghese e delle sue origini, per diventare cittadino cecoslovacco. Non fece in tempo a partecipare ai Mondiali francesi del 1938 a causa di lungaggini burocratiche per la nuova cittadinanza. Ma nello stesso anno si consolò con l’unico trofeo internazionale della carriera, una Mitropa Cup vinta dallo Slavia Praga in finale contro gli ungheresi del Ferencvaros: da segnalare, ai quarti di finale, la tripletta rifilata all’Inter – pardon, Ambrosiana – in un clamoroso 9-0, e il poker con cui in semifinale ribaltò il Genoa.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la Cecoslovacchia fu inglobata nell’impero hitleriano come Protettorato di Boemia e Moravia, l’ormai ex austriaco lavorò in un’acciaieria. Nel frattempo, però, continuava a gonfiare le reti e ad accumulare titoli con lo Slavia.

A guerra finita, ebbe parecchie offerte da importanti squadre europee (tra cui la Juventus) ma tentennò per paura dell’avvento del comunismo in altri Paesi. Aveva sbagliato i calcoli: il comunismo giunse in Cecoslovacchia, e qualsiasi possibilità di trasferirsi all’estero sfumò. Questa è una delle ragioni principali per cui oggi non è molto conosciuto.

Come se non bastasse, Bican rifiutò di aderire al Partito e pagò la sua scelta con la perdita del suo appartamento e di molti amici, e persino con un esilio temporaneo dalla capitale ceca.

Negli ultimi anni di attività, ebbe delle parentesi in realtà minori come il Vitkovice e il Hradec Kralove, prima di tornare allo Slavia, che intanto era divenuto Dynamo Praga.

Si ritirò nel 1955, a 42 anni. Essendo un uomo inviso al Partito, fu difficile trovare un lavoro. Lo Stato gli trovò impieghi da autista e operaio. Contemporaneamente fece l’allenatore, con discreti risultati.

A livello di popolarità, è rimasto nell’ombra – se non per la generazione che visse di persona le sue gesta – fino alla caduta del regime. Solo allora gli appassionati e gli almanacchi hanno cominciato a conoscerlo.

Josef ‘Pepi’ Bican se n’è andato a 88 anni, nel 2001, lasciando dietro di sé una scia malinconica di trionfi in bianco e nero, e di rimpianti per una vita difficile nonostante il dono di Madre Natura di essere un bomber micidiale.

Il suo score ufficiale parla di 805 reti in 530 partite. Fa parte della strettissima cerchia di calciatori con più gol che presenze.

A proposito di cerchie ristrette, ha giocato con 3 Nazionali: Austria, Boemia-Moravia (con cui segnò una tripletta in un 4-4 contro la Germania occupante) e Cecoslovacchia.

E si è laureato capocannoniere in oltre metà delle stagioni disputate in carriera. 

Ladies and gentlemen, il più prolifico cannoniere della storia.

A proposito di Nicolò Vallone

Nato 26 anni fa in Florida, ma italianissimo: una prima infanzia a Palermo, una vita a Milano, una passione per il racconto sportivo scoccata alle Scuole Medie, un 'pezzo di carta' in Lettere e uno in Comunicazione. Pubblicista dal 2015, con un paio di amici ha lanciato il progetto di storytelling su web Sportellers, e ha abbracciato La Notizia Sportiva mosso dalla voglia di viaggiare tra storie ed emozioni. Il suo re: Roger Federer. Il suo dio: Federico Buffa.

Controlla anche

L’olandese sconosciuto: René van der Gijp e l’effimero sogno nerazzurro

La traversa di un sogno sfiorato e l’eredità di una meteora nel calcio internazionale. René …

Il silenzio di Brian

Brian Epstein e i Beatles: il silenzio che ha trasformato una band in una leggenda, …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *