Compie 68 anni oggi Satoru Nakajima, il primo pilota del Sol Levante approdato nel Circus in pianta stabile.
Dopo la metà degli anni ottanta l’impegno del Giappone in Formula 1 arriva al suo apice. I motori Honda si stanno rivelando i migliori del lotto, il GP di casa rientra in calendario: manca solo il finalizzatore.
Il pilota.
Se Hasemi e Hoshino erano stati in qualche modo protagonisti nel leggendario epilogo del mondiale ’76 al Fuji, Fushida e Kuwashima non erano nemmeno riusciti a debuttare.
Episodi in ogni modo isolati.
Fino a quando nella Formula 2 nazionale inizia a dominare un ragazzo di Okazaki, si chiama Satoru Nakajima e infila 5 titoli. A fine ’85 la Honda tenta invano di convincere Frank Williams a prenderlo al posto di Mansell: ci riesce l’anno dopo inserendolo nell’accordo con la Lotus.
Satoru, che nel frattempo è diventato un uomo di 33 anni, disputerà l’intera stagione 1987 al fianco di Ayrton Senna. Non ci sarà ovviamente confronto ma, va detto, il giapponese non è un fenomeno parastatale.
Alla seconda gara, a Imola, finisce la benzina e lo classificano sesto; in Gran Bretagna è quarto, dietro al caposquadra. Il bilancio finale recita 7 punti.
A conti fatti la sua migliore stagione.
Rimane in squadra anche nell’88, Senna è andato in McLaren e arriva Nelson Piquet che ha appena vinto il terzo titolo. La 100T raffredda subito ogni aspettativa e Satoru riesce a portarla a punti solo all’esordio in Brasile.
Poi delusioni sempre più cocenti – a Monaco e a Detroit fallisce addirittura la qualificazione – fino alla gara di casa: Honda vuole monopolizzare le prime due file e fornisce una versione evoluta del V6 turbo ai suoi quattro alfieri.
Mezzora prima di scendere in pista al venerdì una notizia devastante travolge Nakajima: è morta sua madre.
La prestazione in qualifica è un piccolo capolavoro: realizza il quinto tempo, lo stesso, al millesimo, di Piquet!
Quando il binomio Lotus-Honda si interrompe dopo appena due stagioni, Satoru sembra destinato all’uscita di scena ma viene confermato, sempre al fianco del campione brasiliano, al volante di una vettura, la 101, ancor meno competitiva della precedente, penalizzata oltremisura dal motore Judd V8.
In Belgio la creatura di Chapman tocca il fondo con la doppia mancata qualificazione e a fine stagione le parti inevitabilmente si separano.
Non prima di aver compiuto un’autentica impresa sotto la pioggia nel GP d’Australia ’89 con una rimonta dall’ultimo posto al ‘gradino di legno’ del podio, firmando nella furia anche il giro più veloce.
Per Satoru è in arrivo un altro ‘treno’, si chiama Tyrrell.
Ken ha convinto la Honda a fornirgli i motori nel 1991 e tra le varie clausole dell’accordo c’è l’ingaggio del pilota giapponese con un anno di anticipo.
Il biennio nella scuderia del boscaiolo riserverà ben poche soddisfazioni, riuscirà suo malgrado a balzare agli onori delle cronache per via dell’incomprensione che costa la vittoria a Senna in Brasile nel ’90 durante un doppiaggio.
Cinque punti sono il magro bottino al termine di due stagioni, frutto di tre sesti posti nel 1990 e un quinto nel 1991, regolarmente battuto da Alesi prima e da Modena poi.
Si congeda in Australia, inaugurando la folle sequenza di uscite della gara più breve della storia.