Rubiales, da eroe a molestatore: terremoto nella federcalcio spagnola

La Federcalcio spagnola nella bufera: esonero shock per il ct campione del mondo e continui mea culpa per lo scandalo Rubiales

La Federcalcio spagnola sta attraversando il periodo più buio della sua storia recente. Dopo la vittoria ai Mondiali femminili, quella che doveva essere una festa per il calcio iberico si è trasformata in un incubo a causa del comportamento inaccettabile del presidente Luis Rubiales. I suoi atteggiamenti inappropriati in mondovisione nei confronti di Jennifer Hermoso hanno gettato nell’imbarazzo l’intero movimento calcistico spagnolo. La successiva pressione fatta dalla Federazione alla giocatrice per insabbiare lo scandalo è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ora, con Rubiales sospeso e un presidente ad interim, urge una profonda riflessione per ritrovare credibilità agli occhi di tutti gli appassionati e coinvolti nel mondo del calcio.

Dopo il vergognoso comportamento tenuto durante e dopo la finale dei Mondiali femminili, ci si aspettava un sussulto di dignità da parte di Rubiales con immediate dimissioni. Invece, il presidente della Federcalcio spagnola ha scelto la via più difficile, rifiutandosi di dimettersi nonostante le richieste del governo e della stessa federazione. Anzi, ha addirittura negato ogni responsabilità, minimizzando i fatti e attaccando ferocemente chi lo criticava. Un atteggiamento inaccettabile che ha costretto la FIFA ad intervenire pesantemente: 90 giorni di sospensione e il divieto assoluto di contattare la povera Hermoso, già vittima di indebite pressioni per insabbiare la vicenda.

Dopo la nomina di Pedro Rocha come presidente ad interim, la Federcalcio spagnola sembrava finalmente intenzionata a voltare pagina rispetto allo scandalo Rubiales. Il comunicato di scuse e la rimozione del ct Jorge Vilda, accusato di complicità e omertà, rappresentano segnali incoraggianti. Tuttavia le parole di circostanza non bastano: servono riforme concrete e un vero cambiamento culturale per restituire credibilità al calcio spagnolo. La nomina di Montse Tomé è un primo passo significativo, ma ora è necessario andare oltre le quote rosa: il rinnovamento deve essere profondo e riguardare tutti i livelli dirigenziali. Solo con trasparenza, competenza e moralità si potrà voltare pagina dopo l’era Rubiales.

La rimozione di Vilda è stata una decisione dolorosa ma inevitabile per la Federcalcio spagnola. Pur riconoscendogli il merito della storica vittoria mondiale, il suo legame con Rubiales e i comportamenti passati hanno creato un ambiente tossico intorno alla nazionale femminile. Le accuse di gestione autoritaria e vessazioni psicologiche avevano portato alla ribellione delle calciatrici già un anno fa. Vilda è stato artefice di successi sul campo ma anche di un clima invivibile fuori. La sua rimozione, seppur tardiva, è un segnale di discontinuità e un primo passo verso la ricostruzione di un ambiente sano per le ragazze.

La vicenda Vilda è l’emblema del fallimento dirigenziale della Federcalcio spagnola sotto la presidenza Rubiales. Un anno fa, 15 coraggiose calciatrici denunciarono pubblicamente gli abusi psicologici del ct, chiedendone le dimissioni, ma Rubiales scelse di difenderlo e di fatto costringere all’esilio dalla nazionale ben 12 di quelle ragazze. Una punizione assurda per chi aveva avuto il solo torto di pretendere un ambiente di lavoro sano e meritocratico. Quell’episodio è la prova dell’arroganza e del disprezzo delle istanze delle atlete sotto quella presidenza. Ora finalmente Vilda è stato rimosso, ma solo dopo i disastri del post-Mondiale.

Anche la nazionale maschile prende posizione, con un comunicato che suona come una dura reprimenda nei confronti della precedente gestione federale. Le congratulazioni alle ragazze per il trionfo mondiale si accompagnano alla solidarietà per quanto subito da Hermoso e compagne. I leader del gruppo non usano mezzi termini: definiscono “inaccettabili” i comportamenti di Rubiales, inadatti al ruolo ricoperto. Chiedono un calcio spagnolo motore di rispetto, uguaglianza e diversità, dentro e fuori dal campo. Parole forti che confermano come lo scandalo abbia scosso nel profondo l’ambiente. Ora serve un cambio di rotta: le giuste parole della nazionale maschile devono tradursi in azioni concrete. Serve coraggio per rescindere definitivamente con certi metodi del passato e costruire un ambiente sano, a misura di donne e uomini.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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