Andrea Beretta, ex leader della Curva Nord, racconta di aver sventato più volte un complotto per ucciderlo. Intimidazioni, legami con la ‘ndrangheta e dettagli inquietanti emergono dalle indagini della Procura di Milano.
Il caso ultras che sta scuotendo le curve di Inter e Milan si arricchisce di dettagli inquietanti. Le ultime notizie dalle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Milano rivelano un piano per l’omicidio di Andrea Beretta, ex leader della Curva Nord, coinvolto nelle dinamiche di gestione del tifo organizzato. Le dichiarazioni di Beretta, attualmente in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, esponente della ‘ndrangheta, gettano nuova luce su quanto accadeva dietro le quinte del mondo ultras.
IL RACCONTO DI BERETTA: UN PIANO OMICIDARIO SVENTATO
Secondo quanto emerso, Andrea Beretta ha messo a verbale che durante un incontro con emissari della ‘ndrangheta, avvenuto nel luglio scorso, gli sarebbero state rivolte minacce concrete legate alla gestione del merchandising delle curve. Beretta ha dichiarato di essere stato più volte nel mirino di un progetto omicidiario, ma di averlo sventato grazie a informazioni ricevute da persone vicine agli stessi ambienti criminali.
Il piano prevedeva, secondo le dichiarazioni di Beretta, che sarebbe stato drogato con un sonnifero e condotto in un luogo isolato dove sarebbe stato ucciso con un’arma da fuoco e poi sotterrato. Questo inquietante retroscena conferma i legami tra criminalità organizzata e il tifo violento, evidenziando come la gestione del merchandising e delle attività illecite nelle curve sia diventata terreno fertile per le infiltrazioni della malavita.
L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO: UN MONDO NERO
Le rivelazioni di Beretta arrivano in un contesto già pesante, con la Procura di Milano che sta esaminando le dinamiche criminali all’interno dei principali gruppi ultras di Inter e Milan. L’inchiesta ha già portato all’arresto di diversi esponenti delle curve e continua a far emergere scenari preoccupanti di infiltrazione mafiosa.
Beretta, per lungo tempo figura di spicco della Curva Nord interista, ha fornito dettagli preziosi agli inquirenti, contribuendo a ricostruire le complesse relazioni tra il tifo organizzato e la criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta.
UN MONDO DA RIFORMARE
Le rivelazioni emerse dal caso ultras sottolineano quanto sia necessario intervenire per riformare il mondo del tifo organizzato e arginare le infiltrazioni criminali. La vicenda dell’ex capo ultras, che si è trovato più volte a rischio della vita, dimostra come il confine tra calcio e criminalità sia diventato pericolosamente sottile.
Le prossime fasi dell’inchiesta potrebbero portare a nuove scoperte, mentre Inter e Milan continuano a monitorare la situazione, ribadendo la loro collaborazione con le autorità per ripulire le curve dalle ombre che le avvolgono.