Nel giorno della memoria, il contributo della figlia dell’allenatore del Grande Torino
di Stefano Ravaglia
Una sala scarna, due sedie, pochi fronzoli. Federico Buffa, storyteller sempre più apprezzato, siede di fronte a Susanna Egri, dolce ballerina e pimpante 94enne che dimostra almeno vent’anni di meno, per raccontare la vita e le avventure tragiche del padre Egri Erbstein, allenatore del Grande Torino che trovò la morte il 4 maggio del 1949 nell’incidente di Superga.
Un’ora di chiacchiere e di grande emotività in questi giorni in programmazione continua sui canali di Sky Sport, ma soprattutto niente veli su quanto accadde. Susanna, apprezzata ballerina, dovette scampare insieme a suo padre alle persecuzioni ebraiche in Ungheria da parte delle “Croci frecciate”.
Con un grande colpo di fortuna: il respingimento alla frontiera con l’Olanda, dove si sarebbero dovuti rifugiare, e dove in pratica sarebbero stati in trappola. “Sarei diventata un’altra Anna Frank”, dice Susanna con grande tenerezza.
E invece, grazie anche alla copertura di Ferruccio Novo, presidente del Torino che attese la fine del conflitto per rivedere Erbstein in sella al club, l’allenatore si salva e con la famiglia (moglie e una sorella di Susanna) era pronto a ricominciare una nuova vita.
“Mio padre l’ho visto per l’ultima volta a Milano, da dove partì l’aereo del Torino diretto a Lisbona. Lo salutai mentre tornavo a Torino. Dovevo recarmi a Parigi per una importante occasione di lavoro, avevo il treno alle 19. Alle 17 accadde la tragedia, e lo imparai da due donne che conversavano sul convoglio, pronto a partire. ‘Hai visto, è caduto l’aereo del Torino, sono morti tutti’. Mia sorella venne letteralmente a tirarmi giù dal treno”.
E quella bambolina di pezza, acquistata dal padre a Lisbona, di cui lei faceva la collezione e che Susanna mostra alle telecamere:
“Trovarono intatta la sua valigia, che poi era mia. Gliel’avevo prestata. Dentro c’era questa. L’ho sempre conservata, ora ha circa 70 anni. Ha un po’ il vestito rovinato, vede? E’ l’immagine di mio padre che porto sempre con me dovunque vada”.