Storie; Il calcio é coscienza

Il 6 febbraio, la scorsa settimana, si é giocato a Barcellona il Clasico, Barcellona contro Real Madrid.

Da sempre, o almeno da quando il calcio ha una sua propria memoria, questa é la sfida che scalda più gli animi politici nel Paese iberico. Certo, anche quando il Real sale a Bilbao non sono certo rose e fiori, ma la sfida con i blaugrana per le merengues é particolarmente sentita, in quanto oltre alle motivazioni politiche vi sono anche quelle sportive, con le squadre delle due capitali che si giocano ogni anno lo scettro nazionale. Oddio, sarà giusto chiamarle entrambe capitali? La Catalogna é una regione autonoma e la sua capitale é Barcellona, perció sì, sono due capitali.

Dal 2017 peró, il Clasico é diventato ancora più sentito: dopo il referendum sull’indipendenza catalana (non riconosciuto da Madrid e contrastato fortemente con l’utilizzo delle forze armate), ogni volta che i Blancos raggiungono il Camp Nou per giocare sugli spalti si assiste alla presa di posizione del popolo del Barcellona: lo stadio si riempie di bandiere catalane e gli slogan politici si accavallano. La partita diviene un grosso megafono popolare e il pubblico, turisti inclusi (che al Camp Nou non mancano mai), trascina più che Messi e co. l’intera Catalogna.

Ieri a Madrid si é aperto il processo contro i leader catalani, alla sbarra con capi d’imputazione pesanti e in alcuni casi pesantissimi. Ricordo come i dodici indipendentisti a processo siano in carcere già da sedici mesi e qualunque siano le nostre idee sull’indipendentismo catalano, va riconosciuto come il trattamento riservato a questi politici e attivisti sia al limite del disumano, in un continente come l’Europa che prende posizioni su questioni politiche di Paesi di altri continenti ma che non si pronuncia su una questione di casa sua. Oriol Junqueras, ex vicepresidente della Generalitat, l’accusa é di “ribellione violenta” e la richiesta della pubblica accusa potrebbe essere di venticinque anni di reclusione.

Il 6 febbraio scorso, per ricollegarci all’incipit dell’articolo, il pubblico del Camp Nou ha deciso di farsi sentire con forza: per tutta la partita sono state sventolate le bandiere catalane e sono apparsi striscioni inneggianti i leader catalani, con la richiesta della loro scarcerazione (Libertat Presos Politics, questo uno degli striscioni).

Come finirà questa storia non lo sappiamo, ma abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione di come il calcio sia un veicolo di sentimenti popolari che non per forza rimangono incastrati nel verde rettangolo di gioco ma che, in casi come questi, si propagano anche al di fuori dello stadio, della cittá, della Generalitat e dello Stato.

Anche da noi accadono cose

Da circa una settimana la Sardegna é su tutti i quotidiani nazionali (ed esteri): non si parla però della bellezza delle sue spiaggie e nemmeno della longevitá dei sardi della Barbagia, questa volta la scena se la sono presa i pastori.

Il pastore é uno dei mestieri più duri del mondo, eppure senza di loro e senza il loro lavoro manuale e di fatica, anche questo nostro mondo sempre più tecnologico e lanciato nel terzo settore sarebbe perso. Il latte sta alla base alimentare di tutti coloro che lo digeriscono. Il latte é fondamentale nell’alimentazione e senza di esso non esisterebbero formaggi, yogurt, gelati, dolci di ogni tipo e quant’altro. A produrlo però, il latte, sono rimasti sempre meno pastori: i ragazzi, come raccontano i pastori sardi nelle varie interviste rilasciate in questi giorni, preferiscono lasciare la Sardegna e cercare lavoro “in continente”. Ma non lo fanno perché il lavoro del pastore é un lavoro stancante e che non conosce domeniche, natali e feste varie; i ragazzi lasciano la Barbagia perché il lavoro di pastore non viene riconosciuto e pagato come meriterebbe di esserlo. Se io mi alzo alle quattro del mattino, vado a mungere le pecore per tutta la mattina, gli preparo il mangiare, gli lascio pulita la stalla e mi prendo cura degli agnelli, il mio lavoro non può essere pagato 60 centesimi al litro di latte. Con 60 centesimi non si coprono nemmeno le spese di produzione del latte, figuriamoci guadagnarci. I pastori chiedono semplicemente che il loro lavoro venga riconosciuto e pagato come merita di essere e la loro richiesta é che si arrivi a pagare un euro per ogni litro di latte. La loro protesta é rivolta agli industriali del formaggio, che fanno “cartello” e tengono il prezzo del mercato basso (i famosi 60 centesimi/litro), aumentando i loro profitti e soffocando i pastori.

La protesta ha valicato i confini regionali e ha trovato sponda anche nel continente, con i pastori grossetani che si sono uniti alla protesta dei colleghi sardi, iniziando anche loro a rovesciare per strada il latte. Gesto questo che aiuta a far comprendere ai non addetti ai lavori che rovesciare il latte per strada o venderlo per 60 cent/litro sono la stessa cosa. Ieri la protesta é arrivata anche a Montecitorio, con Coldiretti che cerca di far valere le ragioni dei pastori e non solo, visto che alla protesta si sono aggregati anche i produttori d’olio d’oliva e non é detto che altri comparti della filiera agroalimentare italiana non si aggiungano alla protesta dei loro colleghi.

Chi ha già deciso da che parte schierarsi in questa vicenda é stato il Cagliari calcio: già dal secondo giorno di protesta, societá e giocatori rossoblu si sono dimostrati solidali con le proteste dei pastori sardi, andando a rimarcare quanto la squadra del capoluogo di regione sia legata alla sua terra. Alcuni giocatori hanno preso parte attiva alla protesta dei pastori, aggregandosi al presidio e “aiutando” a rovesciare le taniche di latte sull’asfalto. Domenica sera a San Siro poi, per la sfida contro il Milan, i giocatori del Cagliari sono entrati in campo con una maglietta in sostegno dei pastori: Solidarietá ai pastori sardi, questa la scritta sulla maglia dei calciatori cagliaritani.

Ecco perché la scelta del titolo dell’articolo: che nasca dagli spalti o che si facciano i calciatori veicoli di un messaggio, il calcio, in quanto popolare (checché ne pensino le pay-tv e le multinazionali tentacolari che stanno provando ad impossessarsi della palla), al popolo ritorna e del popolo si fa megafono.

Solidarietá ai pastori sardi e libertà per gli incarcerati politici catalani.

 

Di Davide Ravan

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