Si è spento Angelo Conti, meglio conosciuto come Sigaro, storica voce della Banda Bassotti, gruppo che ha fatto la storia della musica impegnata in Italia.
Si è spento l’altro ieri, all’età di 62 anni, Angelo Conti, meglio conosciuto come Sigaro, storica voce della Banda Bassotti, band Combat-Rock romana che ha fatto la storia della musica impegnata in Italia.
Per tutto il mondo della sinistra extraparlamentare, dei centri sociali e di chi si riconosce nell’idea politica di fratellanza ed internazionalismo, la Banda Bassotti è stata, ed è tutt’ora, una pietra miliare. Le loro canzoni, cantate sempre a squarciagola ai loro concerti o durante le manifestazioni, sono conosciute in tutto il mondo, anche perché non vi è angolo del pianeta che le tournée della Banda non abbiano toccato: dall’Europa al Giappone, dal Messico al Cile passando per l’Argentina, la Banda ha suonato per gli oppressi di tutto il mondo.
La Banda Bassotti è attiva dal 1987, ma già dal 1981, nei cantieri edili romani, iniziò ad organizzare raccolte fondi ed iniziative di solidarietà per tutti i popoli in lotta per la loro autodeterminazione, come i palestinesi, i baschi, i salvadoregni e i nicaraguensi.
Nel 1992 pubblica Figli della stessa rabbia, album totemico della band, che racchiude pezzi come Giunti tubi Palanche Ska, Ska Against Racism e la title track Figli della stessa rabbia, forse la loro canzone maggiormente conosciuta.
Nel 1996, a seguito di difficoltà economiche, la Banda si scioglie ma nel 2001 decide di tornare nella scena musicale, riprendendo un discorso interrotto. Da quel momento i Bassotti inizieranno a girare il mondo in lungo e in largo.
La Banda Bassotti si è sempre dimostrata disponibile a suonare anche ad eventi legati al mondo del calcio, come ai Mondiali Antirazzisti o a feste di Curve che con la Banda condividono la stessa visione politica. Personalmente, l’ultima volta che ho visto dal vivo la Banda Bassotti fu in occasione di una serata in memoria di un ragazzo della Gradinata Nord di Alessandria prematuramente scomparso. Quella sera, sotto il palco allestito nella Comunità di San Benedetto, quella di Don Gallo per intenderci, a Frascaro, erano presenti ultras di parecchie squadre diverse, accomunati dal ricordo per il ragazzo che ci aveva lasciato e dall’amore verso le canzoni e le idee della Banda.
L’importanza sociale che la Banda dà al calcio è testimoniata dalla splendida canzone Mané, canzone uscita nel 2012 ed inserita nell’album Siamo Guerriglia, dedicata al grande Garrincha e a tutti i ragazzi delle favelas che sognano un futuro diverso da quello che sembrerebbe loro riservato.
Saluto perciò Sigaro con le sue parole, quelle usate per scrivere il testo di Mané:
”Segni di catene
L’orgoglio e la fame
È come il piombo
questa povertà.
Con i piedi nudi
La palla di stracci
Sarà passaporto
Per la libertà.
Traffico di sogni nel cielo
Sale dalle case di fango
Ogni risveglio quel pensiero
Ce la farò.
Buongiorno favelas
Io sono Mané
Sul tetto del mondo
C’è un posto per me
Ai vostri campioni
Io gli farò ballare
Una samba e poi tornerò.
Brasile di mille colori
Come la pelle dei suoi schiavi
Come la maglia dei campioni
Garrincha Gol.
Pesa come il piombo
Questa povertà
Tu fagli una finta
E lasciala là
La poliomelite
La finta Mané
La vita in baracca
La finta Mané
La colla ai polmoni
La finta Mané
C’è la polizia
La finta Mané
Io sono Mané
Io sono Mané
Sul tetto del mondo
C’è un posto per me
Io sono Mané
Io sono Mané
Buongiorno favela
Io torno da te.
Aprite quella gabbia d’oro
Il passero riprende il volo
Morire povero e da solo
Ma libero
Garrincha Gol”.
Di Davide Ravan