“The Last Dance”: le prime due puntate dell’ultima recita dei Bulls su Netflix

“L’ultimo ballo”: quello dei Chicago Bulls 1997-98 in Nba. Con un finale che conoscete già. Intanto, le prime due puntate sono disponibili su Netflix, e altre due saranno fuori ogni lunedì

 

di Stefano Ravaglia

 

Dennis Rodman, Scottie Pippen, Phil Jackson in panchina e una città, Chicago, che aveva praticamente scoperto il basket. Grazie a loro, grazie al numero 23, probabilmente uno dei tre sportivi più forti di sempre. Ma “The Last Dance”, l’ultima recita, quella dei Chicago Bulls annata 1997-98, non è solo Michael Jordan, ma naturalmente è molto Michael Jordan.

Dopo cinque titoli in sette anni, i Bulls che un tempo erano depressi baskettari dall’impianto mezzo vuoto, diventano cigni che volano a canestro soprattutto nella persona del suo leader, che fluttua come fosse sospeso in aria prima di schiacciare nel retino. Netflix ha messo a disposizione degli utenti lunedì 20 aprile le prime due puntate della serie sulla storia dell’ultimo anno di quella grande squadra, a fine ciclo: per l’appunto “all’ultimo ballo”.

Presto per poter dare un giudizio sul lungo termine, perché la serie, resa possibile riprendendo i filmati originali girati da una troupe che seguì la squadra quella stagione, andrà avanti sino al 18 maggio, con due puntate in uscita ogni lunedì. Nelle prime due, la genesi: Jordan non vuole altro che il coach dei titoli precedenti, Phil Jackson, e le viscere del club, con due Jerry come protagonisti: Reindsorf, il presidente, e Krause, arrivato nel 1985, il dirigente brav’uomo ma fumantino, che causò non più di un attrito in spogliatoio. Eppure, un uomo straordinariamente capace di costruire un team vincente.

Quel 1997-98 sarà appunto l’ultima recita per molti e i Chicago Bulls cercano il sesto anello in otto stagioni. Oltre alla tournée di preparazione a Parigi, nei primi episodi ci sono flash-back sia sul club che sulla carriera di Jordan (viene mostrato il draft del 1984 che lo porta a Chicago come terza scelta, fortunatamente prima delle Olimpiadi di Los Angeles dove mostrerà ancor di più tutto il suo talento), oltre alla storia del suo braccio destro, Scottie Pippen, arrivato nel 1987 e con una storia triste alle spalle.

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Con il padre e il fratello sulla sedia a rotelle (il primo ebbe un ictus, il secondo un incidente sportivo in cui fu investito da un avversario) Pippen, da sue stesse parole, non può rischiare di perdere un buon contratto. Diciotto milioni di dollari, tanti, eppure avrebbe potuto prenderne dieci volte di più. E invece, accetta perché necessita di soldi da mandare a casa per aiutare i suoi due sfortunati cari. Sino ad arrivare agli attriti con il solito Krause, che lo vuole scambiare con altri giocatori a sua insaputa senza informarlo, e per tutta risposta Pippen si accomoda a bordo campo, in borghese.

Oltre a Krause, scomparso nel 2017, anche un altro personaggio nostalgico passa in “The Last Dance”: è David Stern, compianto commissario della NBA dal 1984 al 2014, morto lo scorso 1 gennaio. Le prime due puntate promettono piuttosto bene. Per gli appassionati, manna dal cielo, per i curiosi invece una storia di sport straordinaria che siamo convinti non tradirà anche nelle settimane a venire.

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