Un leone a Wembley: quando Batistuta fece viola l’Arsenal

Il 27 ottobre 1999 la Fiorentina scrive una pagina storica battendo i Gunners in Champions League. Con un gran gol del suo capitano

A vederla oggi, quell’alba di calcio moderno, viene da sorridere. Con alle porte la terza coppa europea e un allargamento sempre più vasto della Champions League, modello Superlega dove i più ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, quell’edizione del massimo torneo europeo, annata 1999-2000, rappresenta forse il punto di partenza della rivoluzione pallonara dell’ultimo ventennio.

Addio alla sola squadra campione del proprio paese: nella stagione 1998-99 l’ingresso in Champions League sarà riservato alle prime quattro classificate. La terza e la quarta però, dovranno superare un turno preliminare. Con un finale romanzesco, il campionato viene vinto dal Milan sulla Lazio, che a braccetto accedono direttamente alla fase a gironi. Per i biancocelesti è la prima volta dallo scudetto di Maestrelli, per il Milan un ritorno nella competizione di casa dopo due anni fuori dall’Europa.

Chi quella stagione culla a lungo sogni scudetto è la Fiorentina di Giovanni Trapattoni. Sino a metà stagione contende il titolo al Milan, ma nello scontro diretto di febbraio, finito 0-0, Gabriel Batistuta si infortuna e i viola devono così abbandonare ogni speranza di tricolore. È un campionato avvincente con il colpo di scena finale che mette in mezzo proprio Fiorentina e Lazio: il 16 maggio a Firenze finisce 1-1, e il Milan battendo l’Empoli scavalca la squadra di Eriksson a un turno dalla fine, vincendo poi a Perugia il sedicesimo titolo.

Fiorentina terza e Parma quarto, sono attese dal turno preliminare agostano, dunque.

Mente i gialloblu non riescono a superare il Rangers Glasgow (0-2 e 1-0), la Fiorentina si sbarazza facilmente del Widzew Lodz aprendosi le porte della fase a gruppi. La Fiorentina, che preleva Mijatovic dal Real Madrid, Di Livio dalla Juventus e affianca anche Balbo e Chiesa a Batigol, mancava dalla massima competizione europea addirittura dalla stagione 1969-70, quando fu eliminata ai quarti di finale dal Celtic, che contese poi la Coppa agli olandesi del Feyenoord nella finale di Milano.

Il girone, ovviamente, è tostissimo: esclusa l’AIK Solna, più agevole, gli altri due avversari si chiamano Arsenal e Barcellona. I viola aprono al Franchi con gli inglesi, inchiodati sullo 0-0, anche grazie alle parate di Toldo. La seconda giornata prevede la gita a Barcellona due anni dopo la sfida in Coppa delle Coppe, dove Batistuta zittì il Camp Nou con una grandissima marcatura.

Stavolta finisce 4-2 per i catalani, e la doppia sfida con gli svedesi è già un dentro o fuori. A Firenze, rotondo 3-0 (Batistuta, Balbo e Chiesa), mentre fuori casa finisce a reti bianche. I viola pagano dazio in campionato, dove restano, tra settembre e novembre per sei partite senza vittoria.

Il 27 novembre 1999 dunque, a Wembley, dove l’Arsenal aveva deciso di giocare al posto dell’impianto casalingo di Highbury, Arsenal-Fiorentina è una sfida decisiva perché gli inglesi, nel doppio confronto col Barcellona, hanno racimolato solo un punto, perdendo in casa per 2-4 dopo l’1-1 di Barcellona.

Il piglio della Fiorentina è da grande squadra. Orchestrate da Rui Costa, le azioni d’attacco dei viola si susseguono sin da subito. Gli inglesi sono alle corde, e dopo un bel primo tempo, la Fiorentina rischia qualcosa nella ripresa, in particolare con l’ex interista Bergkamp che spara fuori dal cuore dell’area.

È una partita spigolosa, gli ammoniti saranno sette e Batistuta si vedrà sventolare il giallo dopo appena centoventi secondi di gioco. Si arriva così al minuto 75: Heinrich, ex Dortmund con il quale aveva già vinto la Coppa dei Campioni nel 1997, orchestra una ripartenza proteggendo palla e fornendola, al momento opportuno, a Batistuta.

L’argentino ruba il tempo a Winterburn con un movimento che non lascia repliche, e quando pare che si sia allungato il pallone, riesce invece a spedirlo con tutta la potenza possibile sotto la traversa alle spalle di Seaman. Le migliaia di viola al seguito ribollono nel loro settore, la panchina viola entra quasi in campo.

https://www.youtube.com/watch?v=xxBBsPCtTZE

A due minuti dal termine la scena se la prende ancora Toldo: sugli sviluppi di una punizione, la palla arriva a Kanu che calcia dall’area piccola a botta sicura, trovando l’opposizione del numero uno viola. La Fiorentina vince, e nell’ultima giornata al “Franchi” andrà in scena il pirotecnico 3-3 contro il Barcellona e la famosa rovesciata di Bressan.

Nel secondo turno, di nuovo con fase a gironi, un’altra inglese cadrà a Firenze: il Manchester United campione in carica di Beckham e Giggs. La Fiorentina si fermerà a Valencia (0-0 e gol annullato ingiustamente a Rui Costa) e non potrà continuare il sogno. “Vedrete la vera Fiorentina”, disse Trapattoni prima di quella gara a Wembley. E gli inglesi la videro. E videro soprattutto un immenso Batistuta.

A proposito di Stefano Ravaglia

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